“Per il 6 novembre o più tardi per il 20 novembre dell’anno XI intendo d’inaugurare nel nuovo comune di Littoria della futura provincia Pontina, un decoroso edificio che raccolga tutti i servizi postelegrafonici e che possa servire un comune che avrà fra qualche anno 20.000 abitanti. Impartisci gli ordini necessari e fai iniziare subito i lavori. La località dove deve sorgere è già stata fissata nel Piano Regolatore elaborato dall’Opera Nazionale Combattenti” - così scrive perentorio Mussolini a Ciano l’11 maggio del 1932.
Il progetto è affidato all’architetto Angiolo Mazzoni che in quegli anni – la rilettura del suo operare è da attribuirsi a una sensibilità storico-critica relativamente recente - contribuisce a definire un’immagine di architettura moderna, istituzionale, proiettata verso il futuro delle nuove tecnologie ma capace al tempo stesso di evocare la memoria dei luoghi.
La città di Littoria (Latina) e il nuovo edificio postale, anche se ancora incompleti, vengono inaugurati alla presenza delle massime autorità del regime il 18 dicembre 1932.
Alla cerimonia partecipa anche Filippo Tommaso Marinetti che viene colpito a tal punto dalla qualità dell’architettura di Mazzoni che il giorno seguente, dalle pagine della Gazzetta del Popolo di Torino, ne esalta l’opera in un articolo intitolato “Ritmo Eroico”: “Tra i valori artistici ideati dall’Architetto Mazzoni in questo edificio – scrive - noi ammiriamo specialmente le grandi alte grate semicilindriche di difesa contro le zanzare malariche. Si tratta di una di quelle bellezze sorprendenti originali che risultano da una trovata costruttiva a scopo funzionale. […] Mazzoni avendo il compito di difendere una casa dalle zanzare malariche, sostituisce alle piccole grate malinconiche, dei forti motivi architettonici di rete metallica. Esempio questo di utilità che diventa bellezza, trovata, lirismo”.
L’articolo è l’investitura ufficiale di Angiolo Mazzoni ad architetto futurista.
Oltre alle grate semicilindriche, osannate da Marinetti, che ricordano le carlinghe degli aerei, per la Ricevitoria Postelegrafonica di Littoria, Mazzoni concepisce altri elementi costruttivi ascrivibili all’estetica futurista: l’uso di ampie superfici vetrate e di volumi verticali; l’utilizzo di materiali diversi – la poliespressività decantata dall’arch. Sant’Elia nel 1914 - tra cui mattoni a vista, travertino di Tivoli, Anticorodal (una speciale lega di alluminio), filo di rame e bronzo.
All’esterno il palazzo, che si distacca fortemente dagli edifici circostanti, ha un carattere monumentale proprio della “fabbrica”, un tema sviluppato compiutamente due anni più tardi nel Manifesto Futurista dell’Architettura Aerea che trova una sua coerenza anche all’interno del fabbricato: ad esempio, negli sportelli al pubblico, assimilabili per la forma ad arco e l’utilizzo del mattone a degli altiforni.
In questo primo progetto - ampliato e modificato dal 1935 al 1937 con l’aggiunta di un corpo centrale che evoca la prora di una “macchina marina” - Mazzoni mette sapientemente in relazione l’edificio con la tradizione rurale del territorio ponendo in testata un grande scalone rampante, tipico delle case coloniche dell’agro-pontino, che pur mantenendo la propria funzione si eleva a simbolo della realtà contadina.
Dall’Archivio Storico di Poste Italiane
Il progetto è affidato all’architetto Angiolo Mazzoni che in quegli anni – la rilettura del suo operare è da attribuirsi a una sensibilità storico-critica relativamente recente - contribuisce a definire un’immagine di architettura moderna, istituzionale, proiettata verso il futuro delle nuove tecnologie ma capace al tempo stesso di evocare la memoria dei luoghi.
La città di Littoria (Latina) e il nuovo edificio postale, anche se ancora incompleti, vengono inaugurati alla presenza delle massime autorità del regime il 18 dicembre 1932.
Alla cerimonia partecipa anche Filippo Tommaso Marinetti che viene colpito a tal punto dalla qualità dell’architettura di Mazzoni che il giorno seguente, dalle pagine della Gazzetta del Popolo di Torino, ne esalta l’opera in un articolo intitolato “Ritmo Eroico”: “Tra i valori artistici ideati dall’Architetto Mazzoni in questo edificio – scrive - noi ammiriamo specialmente le grandi alte grate semicilindriche di difesa contro le zanzare malariche. Si tratta di una di quelle bellezze sorprendenti originali che risultano da una trovata costruttiva a scopo funzionale. […] Mazzoni avendo il compito di difendere una casa dalle zanzare malariche, sostituisce alle piccole grate malinconiche, dei forti motivi architettonici di rete metallica. Esempio questo di utilità che diventa bellezza, trovata, lirismo”.
L’articolo è l’investitura ufficiale di Angiolo Mazzoni ad architetto futurista.
Oltre alle grate semicilindriche, osannate da Marinetti, che ricordano le carlinghe degli aerei, per la Ricevitoria Postelegrafonica di Littoria, Mazzoni concepisce altri elementi costruttivi ascrivibili all’estetica futurista: l’uso di ampie superfici vetrate e di volumi verticali; l’utilizzo di materiali diversi – la poliespressività decantata dall’arch. Sant’Elia nel 1914 - tra cui mattoni a vista, travertino di Tivoli, Anticorodal (una speciale lega di alluminio), filo di rame e bronzo.
All’esterno il palazzo, che si distacca fortemente dagli edifici circostanti, ha un carattere monumentale proprio della “fabbrica”, un tema sviluppato compiutamente due anni più tardi nel Manifesto Futurista dell’Architettura Aerea che trova una sua coerenza anche all’interno del fabbricato: ad esempio, negli sportelli al pubblico, assimilabili per la forma ad arco e l’utilizzo del mattone a degli altiforni.
In questo primo progetto - ampliato e modificato dal 1935 al 1937 con l’aggiunta di un corpo centrale che evoca la prora di una “macchina marina” - Mazzoni mette sapientemente in relazione l’edificio con la tradizione rurale del territorio ponendo in testata un grande scalone rampante, tipico delle case coloniche dell’agro-pontino, che pur mantenendo la propria funzione si eleva a simbolo della realtà contadina.
Dall’Archivio Storico di Poste Italiane