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Il nuovo edificio, che occupa un intero isolato della superficie di 1.300 metri quadrati, è la prima saliente affermazione, veramente integrale, d’indirizzo modernissimo e di principi razionali, che si sia avuta in Savona. […]
Nessuno, anche se compiacentemente attaccato a vecchi motivi architettonici, può negare e disconoscere la bella semplicità e la schietta modernità del nuovo Palazzo Postale”.
Così ne scrive La Rassegna della Provincia di Savona nel numero 11 del novembre 1933, a pochi giorni dall’inaugurazione che una relazione manoscritta, conservata dall’Archivio Storico di Poste Italiane, fissa il 28 ottobre 1933.
Nel documento si legge che: “La costruzione della nuova e decorosa sede dei servizi postali e telegrafici nella città di Savona, si imponeva dato lo sviluppo commerciale ed industriale della città, fu decisa dal Ministero delle Comunicazioni nel 1931 e sollecitamente attuata a mezzo dell’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato”.
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“Studiato con cura e criteri di modernità” e dotato di “tutti i servizi moderni, quali: riscaldamento, ventilazione, telefoni, telegrafi, posta pneumatica, montacarichi, etc.”, il Palazzo viene costruito in meno di tre anni.
Il giudizio della stampa dell’epoca è positivo: piacciono le linee esterne equilibrate e sobrie, la policromia ottenuta con un sapiente accostamento di rivestimenti marmorei; piace la Vittoria con il Pegaso domato, “vigoroso gruppo scultoreo” in pietra di finale opera di Arturo Martini, uno tra i più grandi scultori del Novecento; e piace particolarmente l’“accogliente e luminoso” salone al pubblico “coperto a volta di vetro cemento”, la cui modernità è arricchita dalle vetrate artistiche degli artisti Fontana e Sardi e dai bellissimi altorilievi in ceramica, raffiguranti il Telegrafo e la Posta, opera di Mario Gambetta, pittore e ceramista di fama nazionale che aveva fatto di Albisola la sua residenza d’elezione.
Dall’Archivio Storico di Poste italiane