Con Regio Decreto dell'8 luglio 1930 viene decisa la realizzazione del nuovo palazzo delle Poste e Telegrafi a Grosseto.
La progettazione è affidata all'architetto ingegnere Angiolo Mazzoni che l’anno precedente era già stato incaricato di studiare la sistemazione urbanistica della città. L’area prescelta è la piazza circolare, nota come piazza della Vasca, intorno alla quale erano da poco sorti il Palazzo del Governo e la Regia Scuola Magistrale.
Mazzoni propone, come a Ferrara, una soluzione ad angolo, con il prospetto principale, affacciato sulla piazza, leggermente concavo e caratterizzato da un’imponente torre ovale – alta circa quaranta metri – che funge da cerniera ai due corpi laterali che si sviluppano sulle vie Roma e Matteotti.
È la parte pubblica dell’edificio, enfatizzata dal rivestimento in travertino grezzo e impreziosita dal monumentale portale d’ingresso con “La Maremma domata”, il gruppo scultoreo in marmo opera di Napoleone Martinuzzi, e da un’elegante fontana incastonata al centro della scalinata, “degna – così ne scrive l’arch. Alberto Forti nel 1978 – del miglior design degli anni Cinquanta”.
È un esempio della perizia di Mazzoni che, come sua consuetudine, disegna con estrema cura anche tutti gli elementi di arredo e gli oggetti d'uso, affidandone poi la realizzazione alle migliori maestranze del Paese.
Inaugurato il 13 novembre 1932 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III e di una folla acclamante, il palazzo, giudicato all’epoca un «ardito tentativo di arte del tempo fascista, che senza ripudiare il classico tende ad una bene intesa modernità» (Marmi, pietre e graniti, n. VI, nov.- dic.1932), è celebrato soprattutto per la ricchezza e la varietà dei marmi pregiati utilizzati: nero assoluto del Belgio, bianco della Garfagnana, rosso di Amiata, rosato di Portasanta, giallo mori del Trentino, verde delle Alpi, cipollino viola Apuano.
E se l’esterno colpisce per la massiccia e solida verticalità, l'atrio d'ingresso regala una delle viste più suggestive dell'intero edificio: la pianta ellittica con la grande scala che conduce sino alla sommità della torre, il contrasto tra le pareti in mattoni a vista e i marmi pregiati della pavimentazione e delle cornici, le lampade a parete in vetro ed ottone, il portale in massello di marmo nero attraverso cui si accede al salone per il pubblico; nello spazio a sinistra, su un basamento iscritto in marmo rosato di Portasanta, “La madre”, intensa scultura in marmo bianco di Carrara dello scultore ravennate Domenico Ponzi, per cui posa la moglie dell’artista, Angela Toppi, famosa modella di Anticoli Corrado.
Voluta da Angiolo Mazzoni come Monumento ai Caduti Postelegrafonici della Prima Guerra Mondiale, l’opera, per la bellezza e i valori che incarna: “una Madre che, inginocchiata, stringe tra le sue braccia vigili e gagliarde la sua creatura”. (E. Santelmo in Marmi, pietre e graniti, n.VI, nov.- dic.1932), riscuote un notevole successo. I recensori del tempo concordano nel ritenerla un capolavoro.
Ancora una volta, Angiolo Mazzoni, progettista “principe” di edifici postali e stazioni, coniuga sapientemente le tre “A”: Architettura, Arte e Artigianato.
Dall’Archivio Storico di Poste Italiane
Approfondimenti
- Guarda il video: Grosseto. S.M. il Re inaugura due grandi opere del regime. Il nuovo palazzo delle Poste e il nuovo acquedotto
(Archivio Storico Istituto Luce - Cinecittà)
- Guarda il video: Società Marmifera Nord Carrara del Gruppo Montecatini in un filmato degli anni Venti-Trenta
La Società Marmifera Nord Carrara gestisce le cave scoperte nella Garfagnana, le più importanti per ricchezza e qualità dei marmi, che abbracciano il massiccio centrale delle Alpi Apuane: il monte Pisanino. Nel filmato vengono decritti i bacini marmiferi e le diverse qualità di marmo e l'estrazione del materiale. Il trasporto dei marmi dalle cave alle strade rotabili viene eseguito a mezzo di cavi di canapa che fanno scendere lentamente un carico che scivola su legni insaponati. Dalle cave il marmo viene trasportato alle segherie dei bacini mediante trattrici. Veduta della segheria di Orto di Donna. Dalle segherie, mediante la ferrovia costruita dalla Società Nord Carrara e allacciata alla rete ferroviaria statale, il marmo viene spedito ai depositi della marmifera sparsi in tutto il mondo
(Archivio nazionale del cinema d'impresa, Fondo Montecatini)