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La prima mostra della meccanizzazione postale

La Mostra della meccanizzazione postale porta in scena i piccoli e i grandi macchinari adottati dalle varie amministrazioni per guadagnare tempo.

Un filmato li mostra in tutto il loro tecnologico splendore. Sono i maxi hub di Poste Italiane, quello di Landriano (Pavia), di Passo Corese (Rieti), di Bologna. Il filmato è una delle tappe dell’esposizione in corso nel Palazzo delle Poste di piazza San Silvestro dedicata agli oltre 160 anni di storia di Poste Italiane
L’hub di Bologna è stato inaugurato, nel 2019, dal Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Nel 1956, mercoledì 31 ottobre, un suo predecessore, Giovanni Gronchi, visita la 1^ Mostra della Meccanizzazione Postale, organizzata a Roma nel Palazzo dei Congressi, all’EUR.
A distanza di quasi 65 anni, a legare i due avvenimenti, non è solo la presenza dei due Presidenti della Repubblica. Gli attuali centri logistici poggiano sulle fondamenta della mostra del 1956.
A distanza di dieci anni dall’avvio della ricostruzione, al termine della seconda guerra mondiale, la Mostra, promossa dalla Comunità Europea, costituisce un momento di confronto internazionale sulle tecnologie adottate nei diversi Paesi nel settore delle Poste e Telecomunicazioni. Alla Mostra partecipano le Amministrazioni P.T. dei Paesi che aderiscono alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (fra cui Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania Occidentale) più Gran Bretagna e Svizzera che della CECA non fanno parte.
Quella delle Poste (e, in generale, delle comunicazioni) è una perenne lotta contro il tempo.  Le Poste italiane, come tutte le altre, sono perennemente alla ricerca di soluzioni per guadagnare tempo. Nella raccolta, lavorazione, trasporto e distribuzione di corrispondenza e pacchi. Nell’elaborazione dei dati contabili per vaglia, libretti, Buoni postali e conti correnti. Nelle operazioni di sportello. La Mostra della meccanizzazione postale porta in scena i piccoli e i grandi macchinari adottati dalle varie amministrazioni per guadagnare tempo, “sia nel quadro del costante lavoro inteso al miglioramento dei servizi, sia allo scopo, non meno importante, di ridurre la fatica fisica degli operatori” come si precisa nella Relazione di Bilancio del 1956-1957.

Tra le novità nel settore postale troviamo la “meccanizzazione integrale dei trasporti interni così che agli impianti trasportatori già esistenti da vari anni in molti uffici, vanno gradualmente sostituendosi impianti più moderni che assicurano un funzionamento ciclico completamente automatico nel trasporto e nello smistamento delle corrispondenze e dei pacchi”. E ancora, da una cronaca dell’epoca del quotidiano romano “il Messaggero”: “le macchine modernissime timbrano, impaccano, aprono, smistano in un baleno enormi quantità di corrispondenze, sacchi che viaggiano a testa in giù, secondo un recente sistema che ne facilita l’apertura”.

E le macchine per legare i pacchetti di lettere e cartoline dirette alla medesima destinazione? “Agiscono con una velocità e una delicatezza che incantano, facendo nodi perfetti e tagliando lo spago prima ancora che si abbia il tempo di vedere come fanno”. Medesimo incanto e stupore e ammirazione per una macchina obliteratrice olandese: “è possibile gettare buste alla rinfusa: un sistema di pinze comandate da occhi elettronici le volta e le rivolta finché il francobollo non si trova in posizione adatta per essere colpito dal bollo”. Non sono da meno le Poste inglesi, al top della meccanizzazione postale. Fanno colpo le Poste svizzere con un sistema escogitato per operazioni di conto corrente che garantiscono la massima riservatezza. Ma anche nella meccanizzazione dei conti correnti postali le Poste italiane non sono da meno.

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