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È il 16 aprile 1909 quando il conte Valentini, sindaco di Perugia, incarica l’arch. Armanni “di studiare se nell’area compresa fra la via Mazzini, la piazza Garibaldi, la proprietà Mancini ed il soppresso vicolo detto delle Meretrici” fosse possibile sistemare il Palazzo delle Poste e Telegrafi per una superficie non inferiore a mq 1.400.
Nella relazione consegnata nel novembre dello stesso anno, l’Armanni così sottolinea i vantaggi offerti al Comune dalla costruzione del palazzo: “Tali miglioramenti edilizi avvantaggeranno anche le condizioni igieniche di quella zona tanto centrale ed attorniata da nobili edifici, ma deturpata da indecenti ed anguste viuzze, offesa all’estetica ed alla igiene”.
Economia e funzionalità sono i principi che guidano il progettare dell’Armanni, attento soprattutto all'elemento tecnico della costruzione e a quello ambientale, inteso sia come collocazione armonica all’interno del tessuto architettonico urbano, sia come ricorso a materiali reperibili a livello locale.
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Per la decorazione del palazzo, l’Armanni chiama a raccolta i migliori e più noti artisti dell’epoca, tra questi: Annibale Brugnoli (1843 -1915), pittore umbro apprezzato in tutta Italia; lo scultore Giuseppe Frenguelli (1856 -1940); Paride Rosi, maestro del ferro battuto, Ludovico Caselli Moretti (1859 -1922), maestro dell’arte vetraria, autore delle vetrate policrome del grande velario destinato a sovrastare il salone centrale a pianterreno, di cui oggi purtroppo non è rimasta traccia.
Il 22 aprile 1910, il Comune di Perugia, rappresentato dal proprio sindaco, conte Luciano Valentini, e il Regio Governo, rappresentato dal Ministro delle Poste e dei Telegrafi, S.E. Augusto Ciuffelli, siglano una convenzione “per la costruzione di un palazzo ad uso dei servizi della posta e del telegrafo nella città di Perugia” conforme al progetto particolareggiato compilato dall’architetto Armanni. A fronte di un preventivo di circa 650.000 lire, la spesa complessiva a carico dello Stato viene stabilita in lire 500.000 che lo stesso restituirà al Comune in cinque annualità eguali, comprensive di interessi.
Nello stesso anno si posa la prima pietra. Nel 1915 – testimoni gli articoli di cronaca locale - il palazzo è quasi terminato. Non lo sono invece le critiche che ne hanno accompagnato fin dall’inizio la gestazione e che, per i toni accusatori e beffardi degli articoli pubblicati sui quotidiani dell’opposizione, appaiono frutto di rivalità politica più che reale dissenso di natura architettonico-artistica.
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Le polemiche non si placano ma l’Amministrazione Comunale, che in quegli anni e con le proprie risorse aveva realizzato numerose e necessarie opere pubbliche, tira dritto e l’11 maggio 1916, nel rispetto di tempi e preventivi, il Palazzo viene inaugurato. Una folla di perugini si riversa “per ore e ore” nei locali nuovi di zecca, “curiosando e ammirando sotto i bei loggiati, nei corridoi, nell’aula centrale, negli offici del telegrafo e dei pacchi, indugiandosi ad osservare e a commentare, con piena soddisfazione, con concorde plauso, con legittimo sentimento d’amor proprio cittadino, l’opera compiuta”.
Leggi gli articoli pubblicati all’epoca su L’Unione Liberale:
Consulta anche:
Nella sezione “I nostri filmati” il video i Palazzi delle Poste offre una carrellata dei principali edifici postali realizzati dall’Unità d’Italia agli anni Quaranta del secolo scorso.