È del cinque maggio del 1862 la prima legge postale che regolamenta in modo organico e complessivo le Poste nate dall’unificazione delle amministrazioni postali degli stati preunitari. Ed è di pochi giorni successivo il primo provvedimento dedicato alle divise postali. “Per grazia di Dio e volontà della Nazione” Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, decreta che “Direttori, Capi d’Ufizio e Ufiziali” dovranno indossare:
Dopo aver poi dettato tutta un’ulteriore serie di regole, il provvedimento precisa:
“L'uso della divisa stabilita col reale decreto che precede è facoltativo per gli impiegati in servizio ordinario, obbligatorio per quelli che sono addetti alle poste militari”.
Non esattamente una divisa da lavoro in senso stretto, quanto una divisa che esalti l’importanza di chi si pone al servizio dello Stato e svolga una pubblica funzione.
E i portalettere come fanno? Intanto di portalettere ce ne sono proprio pochini e quindi la loro divisa non è la prima delle preoccupazioni. Allora la posta si ritirava rivolgendosi direttamente all’ufficio postale, d’altra parte, con un analfabetismo diffuso – circa otto italiani su dieci non sapevano leggere e scrivere - non che ce ne fosse poi molta in circolazione. Solo 70 milioni di lettere spediti nel 1862.
Dal 1872, però, prende piede la consegna della posta a domicilio; la quantità di posta spedita aumenta sempre più, il numero dei portalettere e degli impiegati dei centri di lavorazione cresce progressivamente e quindi il problema della divisa si pone. I provvedimenti si susseguono. Nel 1880, nel 1901, nel 1923, negli quaranta del secolo scorso e così via anche negli anni della Repubblica.
Nel corso di 160 anni le divise cambiano, talora con piccoli cambiamenti che a stento si notano, talora con innovazioni decisamente evidenti.
Ne parleremo in un prossimo articolo.
- tunica di panno turchino scuro con paramani e colletto di panno rosso scarlatto, chiusa da una sola fila di bottoni dorati collo stemma reale e colla leggenda Regie Poste chiusa da una sola fila di bottoni dorati collo stemma reale e colla leggenda Regie Poste
- pantaloni di panno turchino colla striscia di panno rosso scarlatto della larghezza di due centimetri filettata in oro.
- cappello montato con bordo di seta nera, ornato di cappietto a squame fermato in fondo da un bottone della divisa, con coccarda tricolore (verde al centro, bianco in mezzo e rosso all'estremità),
- spada con impugnatura in madreperla e guardia dorata col fodero verniciato in nero.
- cinturino in oro a pendagli e placca dorata colla croce di Savoia in mezzo.
Dopo aver poi dettato tutta un’ulteriore serie di regole, il provvedimento precisa:
“L'uso della divisa stabilita col reale decreto che precede è facoltativo per gli impiegati in servizio ordinario, obbligatorio per quelli che sono addetti alle poste militari”.
Non esattamente una divisa da lavoro in senso stretto, quanto una divisa che esalti l’importanza di chi si pone al servizio dello Stato e svolga una pubblica funzione.
E i portalettere come fanno? Intanto di portalettere ce ne sono proprio pochini e quindi la loro divisa non è la prima delle preoccupazioni. Allora la posta si ritirava rivolgendosi direttamente all’ufficio postale, d’altra parte, con un analfabetismo diffuso – circa otto italiani su dieci non sapevano leggere e scrivere - non che ce ne fosse poi molta in circolazione. Solo 70 milioni di lettere spediti nel 1862.
Dal 1872, però, prende piede la consegna della posta a domicilio; la quantità di posta spedita aumenta sempre più, il numero dei portalettere e degli impiegati dei centri di lavorazione cresce progressivamente e quindi il problema della divisa si pone. I provvedimenti si susseguono. Nel 1880, nel 1901, nel 1923, negli quaranta del secolo scorso e così via anche negli anni della Repubblica.
Nel corso di 160 anni le divise cambiano, talora con piccoli cambiamenti che a stento si notano, talora con innovazioni decisamente evidenti.
Ne parleremo in un prossimo articolo.