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Contro lo stress della vita moderna, accettazione rapida dei conti correnti postali

Dall’autunno del 1956 nuove macchine compiono in pochi secondi quello che prima gli impiegati facevano in vari minuti.

Nel 1956, alla 1^ Mostra della Meccanizzazione Postale, organizzata a Roma nel Palazzo dei Congressi, all’EUR, le amministrazioni postali dei principali paesi europei avevano messo in mostra i ritrovati della scienza e della tecnica con cui rendere più veloci tutte le operazioni. Da quelle importanti ma invisibili al pubblico a quelle “a vista” come le operazioni di sportello.

Una larga sezione della mostra era stata dedicata al settore dei conti correnti. Il numero dei correntisti postali, perlomeno in Italia, era limitato, ma in crescita: nel 1946 i correntisti postali sono 216.066, nel 1957 diventano 307.529. Nel 1961 sono più di 360.000 e danno un gran da fare. Più che altro perché il conto corrente postale è un mezzo diffusissimo per incassare pagamenti. Da qui, l’obiettivo – si legge nella Relazione di Bilancio del 1956-1957 – di introdurre “una serie di macchine capaci di limitare al minimo l’attesa degli utenti allo sportello e di permettere l’esecuzione di alcune operazioni senza l'intervento degli ope­ratori P.T.”.

Attesa è la parola che, da sempre, manda sulle furie chi si rivolge ad un qualsiasi ufficio per sbrigare qualche pratica e, a quei tempi, per pagare un bollettino di conto corrente postale un po’ di pazienza ci voleva sul serio. L’impiegato doveva effettuare a mano una serie di registrazioni, apporre sei timbri tondi e poi sei timbri rettangolari, staccare le diverse parti del bollettino, sempre a mano, usando un righello perché il taglio fosse netto, umettare di colla un talloncino numerato… Dall’autunno del 1956, però, 150 nuove macchine, a Roma e a Milano, compiono in pochi secondi quello che prima gli impiegati facevano in vari minuti.

La sperimentazione dà i risultati sperati. Nel 1960, 900 nuovi macchinari – un esempio della cosiddetta “piccola meccanizzazione” - sono presenti negli uffici postali di maggior traffico, incluso quello, “modernissimo” di viale Beethoven, a Roma “dotato di una bassa sportelleria per i principali servizi”. Una recente innovazione introdotta in questo ufficio fornisce ai correntisti, anche la possibilità di ottenere in pochi minuti il pagamento a vista di un assegno postale. Nel decennio successivo praticamente tutti gli uffici postali disporranno di nuovi macchinari. Questi vengono assegnati agli uffici postali di “maggior traffico” quelli cioè dove si pagano tanti e tanti bollettini di conto corrente postale, sulla base di apposite statistiche. In alcuni comuni degli uffici postali che, a distanza di tempo, ne siano ancora privi monta la protesta che giunge fino alle aule del Parlamento.

Nella seduta alla Camera dei Deputati del 23 luglio 1969, l’Onorevole Gianfilippo Benedetti rivolge un’interrogazione parlamentare al Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni Crescenzo Mazza per sapere per quali motivi l'ufficio postale zonale di Fermo-succursale n. 1 (Campoleggio), nonostante l'assegnazione disposta da qualche anno, non viene ancora dotato della macchina (« OMT ») per accettazione conti correnti postali; se non consideri di estrema utilità ed urgenza la disponibilità di tale macchina, atteso il servizio espletato (con orario ininterrotto 8,15-20) dal detto ufficio zonale che, a causa della chiusura pomeridiana del servizio cassa presso l'ufficio principale di Fermo (…) sopporta nelle ore serali il notevole carico di lavoro del vasto entroterra e, in particolare, della zona calzaturiera. Il tutto con sensibile accentuazione nelle ore pomeridiane e serali del sabato, nelle quali non si svolge servizio cassa nemmeno negli uffici del circondario.

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