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Il nuovo anno è alle Poste, con il calendario del poralettere

Il primo esemplare di cui si abbia traccia, nel Regno d’Italia, risale al 1865. È un libretto di alcune pagine con informazioni su tariffe e servizi offerti dalle Poste dell’epoca

Ce n’erano di due tipi. Quelli a mo’ di quadretto che facevano bella mostra di sé appesi alle pareti di un ufficio o di un’abitazione e quelli ad opuscolo, da tenere a portata di mano in un qualche cassetto e da consultare all’occorrenza. Si tratta dei calendari postali che poco dopo l’Unità d’Italia i portalettere delle Regie Poste offrivano ai propri clienti abituali. L’iniziativa era stata loro, dei portalettere. Se esiste quello del farmacista e del barbiere, perché non dev’esserci anche un nostro calendario deve essersi detto nel 1874 qualche portalettere… che ha poi convinto i colleghi della città a consorziarsi per stampare un po’ di esemplari.  Non è strano, quindi, che per lo stesso anno vi siano calendari postali diversi: quello offerto dai portalettere di Roma e quello, in altra veste grafica, offerto dai portalettere o dai fattorini del telegrafo di un’altra città.

Il primo esemplare di cui si abbia traccia, nel Regno d’Italia, risale al 1865. È un libretto di alcune pagine con informazioni su tariffe e servizi offerti dalle Poste dell’epoca. In copertina nessuna immagine. Unico “lusso” grafico una cornice con motivi naturalistici.  Sarà così anche nel 1866.

Già nel 1871, però, il calendario si fa più accattivante. In questo caso è uno di quei calendari da parete. Sulla parte in vista compare l’immagine di un bersagliere, figura entrata nell’immaginario collettivo dell’epoca dopo l’annessione di Roma al Regno d’Italia con la famosa “breccia di Porta Pia” avvenuta il 20 settembre del 1870. Non un’immagine bellicosa, visto che il bersagliere con una bottiglia di vino in mano corteggia una bella ragazza. Sul retro del calendario le canoniche informazione sui servizi delle Poste.

Utili lo erano sul serio e non dubitiamo che chi lo ricevesse fosse disposto a manifestare con una piccola mancia il proprio gradimento. In quegli anni le Regie Poste avevano uniformato i servizi prima offerti dalle amministrazioni postali dei vari regni preunitari, con le relative tariffe, e ne stavano lanciando di nuovi: le cartoline postali nel 1874, i libretti di risparmio postale nel 1876 e poi la cartolina-vaglia, il vaglia telegrafico. Una guida ai servizi offerti per spiegare cosa serve a cosa, con quali modalità e con quali tariffe era certamente benvenuta. È forse anche questo che spiega perché di tutti i calendari – o perlomeno di quelli noti – realizzati fra il 1865 e il 1939 ce ne siano solo tre o quattro da parete: tutti gli altri sono dei veri e propri vademecum ai servizi delle Regie Poste e dei veri e propri almanacchi, con tanto di pagine pubblicitarie.

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