“Buone feste e salute” è quanto augura il Postino “ai cortesi lettori” da un calendario postale del passato. È almeno dal 1865 che i portalettere, in diverse città, si consorziano per far stampare un calendario-almanacco. Ed è sempre presente almeno una pagina di saluti e di auguri.
Con parole ed espressioni diverse ricorda quanto sia impegnativo il proprio lavoro: “Egli non vede ostacoli, sfida la bufera nella cruda stagione, sopporta l’afa della stagione estiva, ubbidisce ciecamente al dovere consacrato nel patto sancito verso l’amministrazione sin dal principio della sua carriera”.
Un lavoro, sottolinea, non esente da responsabilità: “Gli vengono affidati segreti, affari commerciali, corrispondenze famigliari e notizie attese con ansia…”
I portalettere offrivano il calendario ai propri “clienti” abituali, confidando in una più o meno generosa mancia. Nei saluti, dunque, non mancano più o meni velati riferimenti alla propria condizione economica: “il postino (…) lieto sen torna alla sua famiglia portando gli auguri raccolti, e nelle ore più liete delle feste manda parole piene di affetto a coloro che furono cosi generosi onde la famiglia del postino potesse per qualche ora abbonire la tristezza dell’anima nei giorni in cui tutti sono in festa”.
In questi messaggi si riflettono anche vicende di storia patria. Nei calendari offerti durante la Grande Guerra gli auguri assumono una connotazione specifica. Nel calendario del 1916 leggiamo: “Proprio in quest’ anno l’ufficio del portalettere ha assunto funzione eminentemente importante, imperocché dalla casa più umile a quella principesca, dalla villa più splendida al più modesto e remoto casolare di campagna è un’irrequieta e tormentosa attesa di notizie che tutte le famiglie anelano dai nostri soldati e dai nostri marinai ai quali il portalettere invia i più sinceri e deferenti auguri per il nuovo anno unitamente ai cortesi lettori”.
E in altro messaggio augurale, l’auspicio è “di portar presto ai figli della grande Patria Italiana la notizia attesa con ansia paziente, della completa vittoria delle nostre armi e del ritorno alla tanta sospirata pace”.
Con parole ed espressioni diverse ricorda quanto sia impegnativo il proprio lavoro: “Egli non vede ostacoli, sfida la bufera nella cruda stagione, sopporta l’afa della stagione estiva, ubbidisce ciecamente al dovere consacrato nel patto sancito verso l’amministrazione sin dal principio della sua carriera”.
Un lavoro, sottolinea, non esente da responsabilità: “Gli vengono affidati segreti, affari commerciali, corrispondenze famigliari e notizie attese con ansia…”
I portalettere offrivano il calendario ai propri “clienti” abituali, confidando in una più o meno generosa mancia. Nei saluti, dunque, non mancano più o meni velati riferimenti alla propria condizione economica: “il postino (…) lieto sen torna alla sua famiglia portando gli auguri raccolti, e nelle ore più liete delle feste manda parole piene di affetto a coloro che furono cosi generosi onde la famiglia del postino potesse per qualche ora abbonire la tristezza dell’anima nei giorni in cui tutti sono in festa”.
In questi messaggi si riflettono anche vicende di storia patria. Nei calendari offerti durante la Grande Guerra gli auguri assumono una connotazione specifica. Nel calendario del 1916 leggiamo: “Proprio in quest’ anno l’ufficio del portalettere ha assunto funzione eminentemente importante, imperocché dalla casa più umile a quella principesca, dalla villa più splendida al più modesto e remoto casolare di campagna è un’irrequieta e tormentosa attesa di notizie che tutte le famiglie anelano dai nostri soldati e dai nostri marinai ai quali il portalettere invia i più sinceri e deferenti auguri per il nuovo anno unitamente ai cortesi lettori”.
E in altro messaggio augurale, l’auspicio è “di portar presto ai figli della grande Patria Italiana la notizia attesa con ansia paziente, della completa vittoria delle nostre armi e del ritorno alla tanta sospirata pace”.