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1955: accettazione rapida di raccomandate e telegrammi, contro lo stress della vita moderna

Dalla metà degli anni Cinquanta, negli uffici postali compaiono nuove bilance automatiche bifacciali che pesano lettere semplici, raccomandate, assicurate, pacchetti e mostrano all’istante l'importo da pagare.

Negli anni settanta, “contro lo stress della vita moderna”, l’attore di teatro Ernesto Calindri invitava gli spettatori televisivi a farsi un noto liquore a base di carciofi. Lo si vedeva placidamente seduto ad un tavolino, in un incrocio stradale, attorniato da un traffico rumoroso e fagocitante. Poi vennero gli anni ottanta e novanta, altrettanto frenetici, in cui una giovane donna, in carriera, per una campagna pubblicitaria, dichiarava: “Vivo con il mio tempo, il progresso, la performance”.  E, da allora in poi, la corsa contro il tempo non si è mai fermata, al contrario, una continua accelerazione. Oltre a non esserci più le mezze stagioni, non ci sono più neanche i bei tempi andati in cui si poteva vivere con più calma, senza un continuo affannarsi.

Ma, quei tempi, sono mai esistiti? Sentiamo cosa dice lo speaker di un filmato del nostro Archivio Storico del 1955: “La città selva di costruzioni via vai ininterrotto di uomini frettolosi o, come si dice adesso, dinamici, tutti in perenne lotta col cronometro, semafori, divieti, attraversamenti, gioie e dolori della vita moderna”. Il documentario ha come protagonista un tale Giacomino, “sempre indaffaratissimo e in piena azione; in treno o in auto ignora completamente il paesaggio, preso da cose utili e serie dice lui. In ufficio, poi, meglio non parlarne: sembra un generale in un campo di battaglia. Un generale senza soldati magari, ma occupatissimo”. Ad una persona così indaffarata sembra persino impegnativo recarsi all’ufficio postale per pagare un bollettino di conto corrente, spedire una raccomandata o un telegramma, con quei moduli che l’impiegato deve compilare a mano, quei timbri, quelle ricevute e contromarche..

Negli anni Cinquanta, però, l’attenzione delle Poste va anche ai tempi di attesa agli sportelli degli uffici. Esiste infatti la grande meccanizzazione, quella che mira ad accelerare i tempi di lavorazione di posta e pacchi nei centri di movimentazione postale, ed esiste la “piccola meccanizzazione”, quella che mira a semplificare attività minori che qualche minuto di pazienza richiedono. Sono gli anni in cui si rilancia la posta pneumatica – che viaggia sottoterra – per far fronte al crescente e caotico traffico automobilistico, si introducono cassette di impostazione, lato strada, per spedire “al volo” lettere e cartoline, già affrancate, senza scendere dal veicolo, si introducono macchinette che distribuiscono francobolli…

Dalla metà degli anni Cinquanta, negli uffici postali compaiono nuove bilance automatiche bifacciali che pesano lettere semplici, raccomandate, assicurate, pacchetti e mostrano all’istante l'importo da pagare, senza costringere l’impiegato a consultare prontuari e tariffari; un'altra macchina rilascia una ricevuta numerata e timbra la raccomandata. Idem per i telegrammi “espressione del più puro dinamismo”. 

Viene introdotta progressivamente l’accettazione rapida per ogni tipo di telegramma per l'Italia o per l'estero, normale, urgente o urgentissimo. Basta presentare il modello compilato la macchina registra l'ora di consegna il tipo è l'importo da pagare ogni tiratura viene eliminata ed in pochi secondi la ricevuta in mano all'utente. Parallelamente, si semplificano le procedure interne per il pagamento dei bollettini di conto corrente postale.  “E così – conclude lo speaker del filmato – “il dinamico Giacomino e con lui molti cittadini possono dire, per quanto riguarda le Poste, di aver sconfitto il tictac del cronometro e quando non c'è troppa fretta ci si può guardare intorno con maggiore fiducia”.

Guarda le foto dell'archivio storico di Poste Italiane