Il primo quinquennio di esercizio del traforo del Monte Bianco
“Tre milioni di veicoli transitati è il positivo bilancio del primo quinquennio di esercizio del traforo del Monte Bianco”, un risultato che testimonia la validità di un’opera che, oltre ad unire Italia e Francia, interessa tutta la Europa ”poiché contribuisce ad assicurare un più rapido processo evolutivo alla tanto auspicata integrazione europea stimolando il risveglio di una nuova coscienza europeistica”.
Quando, nel marzo del 1953, l'Italia e la Francia posero la firma alla convenzione relativa al traforo del Monte Bianco, si chiudeva “un capitolo amaro per la storia europea — ancora non erano svaniti del tutto le diffidenze e i rancori suscitati dall’ultimo conflitto mondiale — e se ne apriva un altro foriero di nuove speranze alimentate dallo spirito di collaborazione e di amicizia che finalmente si veniva consolidando fra le due Nazioni confinanti”.
Emblematica, a questo proposito, la prima pagina de La Stampa Sera, dedicata all’inaugurazione del Traforo, che il 16 luglio 1965 titolava così: “Aperta la galleria dell’amicizia”.
Un esempio di cogestione internazionale
Un importante contributo che il traforo del Monte Bianco ha dato all'Europa è un valido esempio di cogestione tra società di nazionalità diverse.
Un accordo del 25 marzo 1965 stabilì che la direzione della galleria sarebbe stata assicurata dalle due società concessionarie mediante la costituzione di un Comitato comune di Amministrazione dotato dei poteri necessari alla gestione, manutenzione e conservazione dell’opera e delle sue installazioni.
La soluzione adottata ha dato finora positivi risultati e lo dimostra il regolare esercizio del Traforo che si svolge ormai da circa cinque anni nonostante le due società siano costrette a conciliare punti di vista e interessi spesso contrastanti: basti solo considerare la “complessa gestione dei rapporti con i competenti ministeri italiani e francesi e con le rispettive autorità concedenti”. Esistono, inoltre, altri tipi di problemi da risolvere, come i contratti di lavoro, i contratti di utenza dell’energia elettrica e dei telefoni, i problemi doganali — fiscali e monetari — i problemi tariffari, le norme di circolazione degli autoveicoli e per gli autotrasporti.
“L’esperienza del traforo ha indicato che le possibili soluzioni non possono essere solo la conseguenza della buona volontà di diverse amministrazioni, ma debbono essere il risultato di decisioni unitarie che non rimangano norme isolate nel tempo, ma capaci di avere una continuità storica in armonia con la inderogabile esigenza di snellire le pratiche burocratiche e attuare in pratica l’unificazione europea”.
La galleria dei primati
Quando cominciò il primo esercizio, nel 1965, non si pensava che a distanza di poco più di cinque anni il traforo del Monte Bianco avrebbe superato tutte le previsioni. Eppure “la dinamica degli incrementi del transito, la serie di problemi posti a livello europeo, l’attivo contributo dato allo sviluppo degli scambi commerciali e del turismo hanno dimostrato che questa iniziativa meritava una fiducia che dieci anni fa, quando si iniziò la realizzazione, non poteva non essere considerata coraggiosa”, un altro primato che si aggiunge agli altri tre che il traforo del Monte Bianco già detiene: la prima galleria destinata a traffico automobilistico che attraversa le Alpi; la più lunga galleria stradale mai scavata nelle viscere di una montagna; la galleria che passa sotto la vetta più alta d’Europa.
Continua a leggere: L’elaborazione dei dati e la Pubblica Amministrazione. L’intesa italo-francese.
In copertina: Inaugurazione del nuovo ufficio postale e telegrafico di Castellaneta
Curiosità: I costi delle divise P.T. nel 1971
Scopri di più sugli altri numeri della Rassegna Postelegrafonica.
“Tre milioni di veicoli transitati è il positivo bilancio del primo quinquennio di esercizio del traforo del Monte Bianco”, un risultato che testimonia la validità di un’opera che, oltre ad unire Italia e Francia, interessa tutta la Europa ”poiché contribuisce ad assicurare un più rapido processo evolutivo alla tanto auspicata integrazione europea stimolando il risveglio di una nuova coscienza europeistica”.
Quando, nel marzo del 1953, l'Italia e la Francia posero la firma alla convenzione relativa al traforo del Monte Bianco, si chiudeva “un capitolo amaro per la storia europea — ancora non erano svaniti del tutto le diffidenze e i rancori suscitati dall’ultimo conflitto mondiale — e se ne apriva un altro foriero di nuove speranze alimentate dallo spirito di collaborazione e di amicizia che finalmente si veniva consolidando fra le due Nazioni confinanti”.
Emblematica, a questo proposito, la prima pagina de La Stampa Sera, dedicata all’inaugurazione del Traforo, che il 16 luglio 1965 titolava così: “Aperta la galleria dell’amicizia”.
Un esempio di cogestione internazionale
Un importante contributo che il traforo del Monte Bianco ha dato all'Europa è un valido esempio di cogestione tra società di nazionalità diverse.
Un accordo del 25 marzo 1965 stabilì che la direzione della galleria sarebbe stata assicurata dalle due società concessionarie mediante la costituzione di un Comitato comune di Amministrazione dotato dei poteri necessari alla gestione, manutenzione e conservazione dell’opera e delle sue installazioni.
La soluzione adottata ha dato finora positivi risultati e lo dimostra il regolare esercizio del Traforo che si svolge ormai da circa cinque anni nonostante le due società siano costrette a conciliare punti di vista e interessi spesso contrastanti: basti solo considerare la “complessa gestione dei rapporti con i competenti ministeri italiani e francesi e con le rispettive autorità concedenti”. Esistono, inoltre, altri tipi di problemi da risolvere, come i contratti di lavoro, i contratti di utenza dell’energia elettrica e dei telefoni, i problemi doganali — fiscali e monetari — i problemi tariffari, le norme di circolazione degli autoveicoli e per gli autotrasporti.
“L’esperienza del traforo ha indicato che le possibili soluzioni non possono essere solo la conseguenza della buona volontà di diverse amministrazioni, ma debbono essere il risultato di decisioni unitarie che non rimangano norme isolate nel tempo, ma capaci di avere una continuità storica in armonia con la inderogabile esigenza di snellire le pratiche burocratiche e attuare in pratica l’unificazione europea”.
La galleria dei primati
Quando cominciò il primo esercizio, nel 1965, non si pensava che a distanza di poco più di cinque anni il traforo del Monte Bianco avrebbe superato tutte le previsioni. Eppure “la dinamica degli incrementi del transito, la serie di problemi posti a livello europeo, l’attivo contributo dato allo sviluppo degli scambi commerciali e del turismo hanno dimostrato che questa iniziativa meritava una fiducia che dieci anni fa, quando si iniziò la realizzazione, non poteva non essere considerata coraggiosa”, un altro primato che si aggiunge agli altri tre che il traforo del Monte Bianco già detiene: la prima galleria destinata a traffico automobilistico che attraversa le Alpi; la più lunga galleria stradale mai scavata nelle viscere di una montagna; la galleria che passa sotto la vetta più alta d’Europa.
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